Il mercato del lavoro più debole dal 2020: cosa significa per gli investitori

Il recente rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti ha riacceso i timori per la salute dell’economia americana. Dopo mesi di segnali contrastanti, i dati di luglio e agosto hanno messo in evidenza una chiara frenata nella creazione di posti di lavoro, accompagnata da un aumento della disoccupazione e da un’ondata di licenziamenti. Tutto questo riporta alla mente scenari che non si vedevano dal periodo più critico della pandemia nel 2020.

Una frenata evidente

Il mese di luglio aveva già lasciato l’amaro in bocca agli analisti, con soli 73.000 nuovi posti di lavoro, ben al di sotto delle stime (110.000). A peggiorare il quadro sono state le revisioni dei mesi precedenti, che hanno tolto dal conteggio complessivo oltre 250.000 posizioni.

Ma agosto ha fatto ancora peggio: appena 22.000 nuovi posti contro una previsione di 80.000, segnando il risultato peggiore dal 2020. Inoltre, i dati rivisti di giugno hanno addirittura mostrato una perdita netta di posti di lavoro: un campanello d’allarme forte e chiaro.

Parallelamente, il tasso di disoccupazione è salito al 4,3%, confermando che non si tratta solo di un effetto statistico, ma di un vero indebolimento del mercato del lavoro.

Licenziamenti in aumento e fiducia dei consumatori in calo

Oltre al rallentamento delle assunzioni, ad agosto si è registrato un aumento del 39% nei licenziamenti annunciati, con 86.000 persone coinvolte: il livello più alto per quel mese dal 2020. Le imprese, secondo il Beige Book della Federal Reserve, stanno frenando le nuove assunzioni a causa delle vendite deboli e dell’incertezza legata ai dazi commerciali.

Questi fattori hanno già avuto ripercussioni sui mercati finanziari. I rendimenti dei Treasury sono scesi e gli investitori ora si aspettano con quasi assoluta certezza un taglio dei tassi di interesse da parte della Fed già a settembre. Non a caso, anche la fiducia dei consumatori sta calando: l’indice dell’Università del Michigan (cioè un indicatore molto seguito che misura la fiducia dei consumatori statunitensi, attraverso interviste a un campione rappresentativo di famiglie americane, vengono raccolte informazioni sulle loro condizioni economiche attuali e sulle aspettative future ,ad esempio reddito, occupazione, inflazione, capacità di spesa) è sceso da 61,7 a 58,2 tra luglio e agosto, mentre aumentano le insolvenze sui debiti delle famiglie.

Recessione in arrivo?

L’economia americana sembra quindi trovarsi davanti a un bivio: da un lato i dati sul lavoro e sulla fiducia dei consumatori segnalano una fase di debolezza, dall’altro esistono ancora possibili elementi di sostegno.

Tra i fattori positivi troviamo una crescita salariale ancora solida, nuovi investimenti aziendali e il recente “One Big Beautiful Bill Act”, che prevede incentivi fiscali e deregolamentazione. A ciò si aggiunge l’attesa spinta dell’intelligenza artificiale, che potrebbe aumentare la produttività e i profitti aziendali, pur avendo effetti complessi sull’occupazione.

Strategie per gli investitori

In questo contesto incerto, gli investitori stanno adottando strategie di portafoglio più bilanciate. Da un lato mantengono esposizione a titoli legati alla crescita (ad esempio asset manager, industriali ed energia), dall’altro rafforzano le posizioni difensive in settori come:

  • Utilities e infrastrutture (XLU, Brookfield Infrastructure)
  • Midstream energetico (Enterprise Products Partners)
  • REIT difensivi (come Realty Income)
  • Metalli preziosi (oro e argento, tramite ETF come GLD e SLV)

Cautela invece sul fronte dei BDC (Business Development Companies), dove l’indebolimento economico e i possibili tagli ai tassi potrebbero pesare sulla redditività.

Conclusione

Il mercato del lavoro più debole dal 2020 ci dice che l’economia statunitense non è in una fase di crescita solida e ininterrotta, ma piuttosto in un delicato equilibrio tra rischi di recessione e speranze di ripresa.